Adoremus
Prezzo: Compreso nel biglietto di ingresso
In una fase storica contrassegnata da forti tensioni internazionali, dalla perdita di vite umane e dall’aggravarsi della situazione economica di molti Paesi, il Museo Diocesano di Brescia offre ai visitatori uno spunto di riflessione a partire dall’esposizione di alcune opere di Marco d’Oggiono, Francesco Botticini, Domenico Ghirlandaio e Martino Piazza, nelle quali l’Annunciazione ed il “sì” di Maria simboleggiano l’auspicio di riconciliazione dell’umanità nel progetto d’amore di Dio.
Accade con Adoremus!, la mostra pensata Museo Diocesano di Brescia per le festività natalizie che, per la sua terza edizione, propone quattro capolavori sul tema della contemplazione provenienti dalla quadreria di Banco BPM. Un percorso articolato in quattro sale comunicanti, una per ogni opera in mostra, al fine di favorire l’incontro intimo del visitatore con ognuna di esse. Si parte con la Madonna col Bambino del lodigiano Martino Piazza (Lodi, 1475-1480 – 1523): piccola tavola destinata alla devozione privata, datata 1515 circa, attribuita al capostipite della bottega più famosa di Lodi da Roberto Longhi, tra i più grandi storici dell’arte del secolo passato. L’opera permette di comprendere l’eclettismo citazionista del Piazza, vocato alla mescola di stili. Al centro del paesaggio lenticolare e di forte ascendenza fiammingo-tedesca, si trova la Madre dal volto leggermente reclinato e sfumato di derivazione leonardesca.
Maria tiene con una mano il Figlio in grembo mentre con la sinistra poggia un piccolo libro aperto sulle ginocchia, in omaggio alla Madonna del Cardellino di Raffaello. Nel tondo Madonna in adorazione di Gesù Bambino di Francesco Botticini (Firenze, 1446 – 1498), il primissimo piano è interamente occupato dalla Madonna inginocchiata concentrata nell’adorare il Bambino erculeo, sdraiato su un lembo del suo mantello, intento a succhiarsi il pollice e a sollevarsi da terra. I due soggetti sono legati da un’intensa corrispondenza di sguardi che infonde un’atmosfera di raccoglimento e dolcezza. L’ambiente roccioso e secco è puntellato da piccoli crespi di fiori e foglie, mentre a destra una quinta di roccia traghetta lo sguardo fino alle lontane colline. Negli anni Novanta questo contesto è stato riconosciuto come la Valle del Mugnone, fuori Firenze.
La tavola, che ben si inserisce nella tradizione fiorentina 400sca, è datata al 1475 circa, periodo molto fecondo per Botticini e caratterizzato da una luce cristallina, tersa diafana e da colori freddi. Allievo e seguace di Leonardo da Vinci nel periodo milanese, il lombardo Marco d’Oggiono (Oggiono, 1470 circa – Milano, 1524 circa) è l’autore della Madonna con Bambino esposta nella terza sala, frutto del riadattamento in scala ridotta di una sua opera precedente. La Madonna è seduta su un trono di roccia, richiamo alla Vergine delle rocce del Maestro, con in braccio il Bambino colto nell’atto di aprire un libro. Di grande raffinatezza sono i movimenti affettuosi tra Madre e Figlio. L’attribuzione a D’Oggiono, oggi condivisa, è ancora oggetto di dibattito critico relativamente al profilo della Vergine, in controtendenza rispetto ai precetti leonardeschi. Conclude l’esposizione la Madonna e San Giuseppe in adorazione di Gesù Bambino della bottega di Domenico Ghirlandaio (Firenze 1448 – 1494). A sinistra è raffigurato San Giuseppe, anziano col bastone perso nella contemplazione del Bambino, a destra la giovane Madonna, assorta nella preghiera. Cristo è adagiato sul lembo del manto della Vergine sorretto da un morbido cuscino. Alle spalle della Sacra famiglia appare una maestosa architettura classica in rovina, con colonne spezzate e archi in abbandono. L’affasciante loggiato, dal significato escatologico, rimanda al momento della nascita di Cristo in cui si adempie l’attesa del Messia. Poco oltre, in alto a sinistra, l’angelo porta l’annuncio ai pastori.