BRESCIA FERITA (1944-1945)

Dall’1 febbraio al 2 marzo 2025

 

Ottant’anni fa Brescia era sotto attacco. In occasione dell’anniversario dei bombardamenti che colpirono la città tra il 1944 e il 1945, il Museo Diocesano di Brescia ospita la mostra fotografica BRESCIA FERITA (1944-1945). I luoghi della fede dai bombardamenti alla rinascita, organizzata in collaborazione con Croce Rossa Italiana – Comitato di Brescia nel quadro delle celebrazioni del 160°anniversario della fondazione di quest’ultima. Attraverso una selezione di una quarantina d’immagini, la mostra fotografica documenta la tragicità delle distruzioni e la fase di ricostruzione e restauro negli anni del periodo post bellico. Con la curatela di Carlotta Coccoli (Università degli studi di Brescia) e Maria Paola Pasini (Università Cattolica del Sacro Cuore), coadiuvate da un comitato scientifico di studiosi ed esperti, l’esposizione narra di come i bombardamenti aerei colpirono i siti religiosi bresciani, soprattutto nei due episodi del 13 luglio 1944 e 2 marzo 1945, che interessarono più duramente il centro storico di Brescia. Il progetto espositivo è stato interamente realizzato con tecnologia di stampa Canon, Partner Culturale dell’iniziativa.

 

I LUOGHI E LE ARCHITETTURE DELLA FEDE BRESCIANI
Lungo il chiostro del Museo Diocesano di Brescia, il percorso trae avvio con una selezione di scatti dedicati agli ingenti danni subiti dal patrimonio architettonico e monumentale di carattere religioso. Il 13 luglio 1944 la cupola del Duomo nuovo fu sfondata e incendiata, mentre danneggiamenti importanti riguardarono la chiesa di San Marco. Analogamente il 2 marzo 1945 furono gravemente lesionate la chiesa di Sant’Afra (ora Sant’Angela Merici), la chiesa di Sant’Alessandro, la chiesa di San Francesco e la chiesa dei Miracoli. I tragici eventi del 1915-18 indussero il Ministero dell’Educazione Nazionale (responsabile della tutela artistica) a predisporre, già dalla fine degli anni Venti, piani di protezione delle opere d’arte nell’eventualità di altri conflitti. Nel caso dei monumenti, le protezioni interessarono solo le porzioni ritenute più significative (come portali, altari e apparati decorativi). Le schermature – impalcature in legname in cui stipare sacchi di sabbia, oppure pareti protettive in muratura di mattoni o pietrame – avevano l’obiettivo di attutire gli effetti delle onde d’urto delle esplosioni. Il riparo approntato alla facciata lapidea della chiesa di Santa Maria dei Miracoli consentì di salvarla dal bombardamento che devastò l’edificio il 2 marzo 1945. Pochi altri monumenti ecclesiastici della città furono protetti: alcune arcate dell’ex chiesa di San Salvatore, i sarcofagi del Duomo Nuovo e del Duomo Vecchio e il portale della chiesa di Santa Maria del Carmine.

 

IL SALVATAGGIO DELL’ARTE MOBILE
La mostra prosegue con un focus sulle vicende straordinarie riguardanti le opere d’arte custodite negli edifici colpiti. Sia durante il primo conflitto mondiale che vent’anni dopo, con l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940, molte opere d’arte mobili italiane sisalvarono grazie ad un piano di protezione adottato dalle autorità locali, con le Soprintendenze chiamate ad inventariare i beni d’interesse storico-artistico. Brescia non fece eccezione: il 6 giugno 1940 giunse l’ordine di imballare le opere d’arte e di tenersi pronti all’allontanamento delle stesse, senza suscitare – veniva richiesto – l’allarme della popolazione. D’accordo con l’UNPA – Unione Nazionale Protezione Antiaerea e grazie al lavoro di funzionari pubblici, da sacerdoti e dai semplici cittadini, oggetti e opere d’arte vennero prelevati, catalogati e allontanati dalle loro sedi. I pezzi più pregiati furono chiusi in casse rinforzate, numerate e registrate, e trasferiti in luoghi protetti, come le ville nobiliari della provincia, lontane da obiettivi strategici come fabbriche, infrastrutture e dal centro della città. Esemplare è il caso di Villa Fenaroli, a Seniga: una dimora austera lungo il fiume Oglio che, in virtù della posizione defilata e dei suoi ambienti ariosi e asciutti, divenne la “cassaforte” dell’arte lombarda. In essa furono radunate tele, statue, avori, incunaboli e oggetti sacri bresciani e provenienti dall’Accademia di Brera di Milano, dalle chiese milanesi e della provincia di Varese. Tra le opere rientrate in città nel 1945, dopo cinque anni di esilio, vi furono un quadro del Moretto (L’incontro di Gesù risorto con la madre), un’opera di Floriano Ferramola (La vergine con il Bambino) un Romanino (La cena di Emmaus) e il Polittico Averoldi di Tiziano, nella Collegiata dei Santi Nazaro e Celso. Il 10 dicembre 1945 tornava da Seniga anche la statua della Vittoria alata, rimasta interrata nel parco della villa per tutto il periodo del conflitto. Al termine della guerra una grande mostra inaugurata il 30 maggio 1946 nel Duomo nuovo di Brescia espose le opere salvate, prima della definitiva restituzione alle rispettive sedi. DANNI E RINASCITA DEL PATRIMONIO MONUMENTALE ECCLESIASTICO DI BRESCIA Se nessuna opera d’arte mobile fu trafugata e solo pochissime subirono danni permanenti, diversa fu la sorte del patrimonio architettonico e monumentale. Gli scatti mostrano l’incendio che interessò la cupola del Duomo nuovo dopo il bombardamento, ed il cantiere per la sua ricostruzione (1948-1950). La chiesa di Sant’Afra fu ridotta a un «ammasso informe di pietre, mattoni, detriti, polvere». La rovina dell’edificio superiore coinvolse anche la chiesa inferiore, causando la morte di numerosi fedeli che, insieme al parroco don Giovanni Giuberti, si erano rifugiati in preghiera nella cripta. Il cantiere di restauro di consolidamento della chiesa dei Miracoli fu il più complesso, sia per la gravità dei dissesti (una bomba era caduta centrando in pieno l’edificio, devastandone gli interni), sia per l’entità degli interventi necessari al suo ripristino. Avviato nel 1946 e terminato nella parte strutturale all’inizio degli anni Cinquanta, è citato fra i casi virtuosi nel volume sulla ricostruzione del patrimonio artistico italiano curato dal Ministero della Pubblica istruzione. A completamento del percorso la mostra propone alcuni documenti, come la lettera inviata al Ministero competente, nel 1963, da Ugo Baroncelli – all’epoca ispettore onorario dei Monumenti e Direttore dei Musei Civici e Istituti culturali di Brescia – che attesta il successo dell’operazione di salvataggio del patrimonio artistico mobile (“nessuna distruzione opere d’arte”), lo scatto che ritrae il Vescovo di Brescia, Mons. Giacinto Tredici con i militi UNPA (1936-38) e la Frick Map redatta dagli Alleati nel 1943 ove sono localizzati i più importanti monumenti di Brescia da risparmiare durante i bombardamenti della città.

 

IL CONVEGNO (sabato 1 marzo 2025, ore 9.15 – 12.00, Salone Bruno Foresti, ingresso libero)
In concomitanza con la mostra, ad ottant’anni esatti dal bombardamento che il 2 marzo 1945 colpì il centro storico bresciano, il Museo Diocesano di Brescia ospita la mattinata distudio “Protezione, danni e ricostruzione. Il patrimonio artistico ecclesiastico bresciano e la Seconda guerra mondiale” dedicata al tema dei danni al patrimonio religioso, all’impatto urbanistico, sociale e culturale che i bombardamenti ebbero sulla comunità bresciana. Uno spazio di confronto sarà dedicato anche ai temi della ricostruzione post-bellica. Intervengono: Ascensión Hernández Martínez, Universidad de Zaragoza Claudia Baldoli, Università degli Studi di Milano Carlotta Coccoli, Università degli Studi di Brescia Maria Paola Pasini, Università Cattolica del Sacro Cuore Francesca Tanghetti, Università degli Studi di Brescia Francesca Squassina, Università degli Studi di Brescia Don Giuseppe Mensi, Direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali della Diocesi di Brescia modera Alessandro Brodini, Università degli Studi di Firenze

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