Dal 20 dicembre 2022 al Museo Diocesano di Brescia il nuovo allestimento dell’Ultima cena di Franca Ghitti

16 Dicembre 2022

Il Museo Diocesano di Brescia rende omaggio a Franca Ghitti (1932-2012), una delle artiste bresciane più apprezzate e profonde del secondo Novecento. Dal 20 dicembre 2022, l’Ultima Cena (2010), considerato il suo capolavoro più maturo, troverà una nuova collocazione all’interno del percorso espositivo del museo, studiata in collaborazione con Maria Luisa Ardizzone, presidente della Fondazione Archivio Franca Ghitti, per consentire ai visitatori una sua più agevole fruizione. L’opera sarà allestita nella sala antistante il refettorio monumentale, andando così a dialogare con l’affresco seicentesco conservato nello spazio, raffigurante proprio una ultima cena. L’Ultima Cena riprende un dipinto del 1963 in cui aveva raffigurato il Cenacolo e lo rielabora alla luce delle sue ultime ricerche spaziali, inglobandolo in una installazione.Per dare forma a un austero rito conviviale, Franca Ghitti raccoglie e organizza, in un ordine geometricamente calcolato, elementi e materiali diversi, come scarti della lavorazione del ferro, rete metallica, frammenti di carbone, coppelle in ferro contenenti granaglie varie, pagine e libri chiodati, sbarre, lance, ritagli e polvere di ferro, che segnalano drammaticamente il presagio e i simboli della passione. Una serie di pani rotondi, posati ai piedi dell’altare o tra le sbarre di ferro che sostengono il dipinto, le 12 posate dei convitati perfettamente allineate, a fronte dell’immagine effigiata 50 anni prima, sono tutte presenze evocative e modi che a distanza di millenni ricostruiscono un evento che appartiene profondamente alla nostra cultura. Al di là delle innovazioni formali come l’intrecciarsi di pittura e scultura, dell’uso di materiali extrartistici tipico del concettuale, l’Ultima cena è una straordinaria invenzione iconografica. Per la prima volta, nella millenaria storia del soggetto, il tema del lavoro artigianale entra nella rappresentazione del Cenacolo. A completare la tavola, infatti, il pane del Panificio Lazzaroni del Sindacato Panificatori aderente ad Associazione Artigiani di Brescia e Provincia: il Sindacato si occuperà, in virtù di un accordo stilato con il Museo Diocesano, di garantirne sempre la produzione, identificando il pane come elemento integrante dell’opera. Al contempo, le tazze evocano il banchetto eucaristico, ma anche le fucine dei fabbri ferrai, i metalli liquefatti e incandescenti raccolti dopo la fusione. Le aste acuminate sul retro delle pale, inoltre, suggeriscono un’idea di aggressività. Al giovedì della cena segue il venerdì di Passione e l’opera allude anche alle violenze della storia: ai processi ingiusti, alla sopraffazione del più forte, agli assassini dell’innocente e del vinto.L’Ultima cena evoca, anche, un congedo. Nel 2010, quando realizza l’opera, Franca Ghitti sta lottando contro un male che avrà ragione di lei e un sentimento di addio, un saluto accorato ed estremo s’insinua silenziosamente nella composizione, che resta uno dei suoi ultimi lavori.