Antifonario Ms. Cap. 13
Autore: Lombardia, Scuola bresciana (XII secolo) Inchiostri, acquerelli e tempere su pergamena membranacea - 391x270 mm Provenienza: Brescia, Biblioteca Capitolare del Duomo -
Nel suo elenco compilato nel 1755 relativo ai codici contenuti nella Biblioteca Capitolare del Duomo di Brescia, il Padre Teatino Giovanni Gerolamo Gradenigo menziona l’Antifonario Ms. Cap. 13 come uno dei più antichi esemplari posseduti dalla Cattedrale di Santa Maria Maggiore de Dom, datandolo al XIII secolo.
Quarant’anni più tardi, nel 1797, il codice compare nell’inventario stilato dal Governo Provvisorio della Repubblica Cisalpina in mezzo agli altri manoscritti destinati a restare in possesso del Capitolo, invece che passare nella collezione della Biblioteca Queriniana.
Contiene il testo di due diversi libri di canto, vergati a più mani in minuscola carolina italiana: l’Antifonario per la liturgia diurna e il responsoriale per le antifone e i responsori notturni dalla prima Domenica di Avvento al Venerdì Santo di Pasqua; la relativa notazione musicale è stata realizzata con doppio inchiostro giallo e rosso.
La presenza nello stesso testo dell’officiatura dei Santi Pietro e Marcellino e di una delle più antiche versioni della Passio dei Santi Faustino e Giovita, menzionata già dal Seicento per la sua preziosità, rivela una destinazione d’uso legata al Duomo Vecchio, se non proprio una redazione di scuola locale.
I recenti studi sugli aspetti storici, liturgici, artistici e musicali lo collocano infatti tra i più antichi testi miniati di area bresciana, nell’ambito di uno scriptorium forse del Duomo stesso e al corrente delle tendenze artistiche e culturali circolanti in area padana intorno alla prima metà del XII secolo.
L’eleganza composita del programma decorativo si estrinseca particolarmente nelle iniziali di tipo principalmente calligrafico e fitomorfo, realizzate con complessi intrecci floreali realizzati ad inchiostro bruno su sfondo irregolare ocra con le campiture interne colorate ad acquerello azzurro e tempera rosso vermiglio.
Particolari miniature compaiono nelle iniziali corrispondenti alle principali feste liturgiche, tre delle quali presentano figurazioni animali (una lince, un serpente e un mostro) dipinte in modo sommario e senza particolare attenzione alla resa plastica. Le più preziose di tutte sono però le uniche due iniziali figurate nelle quali compaiono rispettivamente una figura orante e un profeta ugualmente con scarsa attenzione anatomica.
Il Profeta, inserito all’interno della lettera O di Orietur, è delineato da sottili linee spezzate d’inchiostro rosso che indagano particolari secondari come il turbante e le pieghe dell’abito in favore di una impassibilità estatica riscontrabile in altri manoscritti dell’XI secolo.
La figura dell’Orante, che si allunga al di fuori della lettera D di Domine, spicca invece per le sue forme esageratamente tese e allungate, per il modellato evidenziato da linee in inchiostro blu e per una resa fisionomica più attenta e precisa in linea con le conquiste pittoriche dell’arte miniatoria tipiche del XII secolo.