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Per “Codici Miniati” si intendono manoscritti prevalentemente del Medioevo scritti e decorati a mano con bellissime miniature che abbelliscono i capilettera e danno particolare rilievo al testo.
La locuzione “codici miniati” si ottiene dall’unione di due termini latini: “codex” e “minium”. La parola "codex" si riferisce all’uso antico di rilegare i fogli di papiro in forma di libro. Il termine "minium" indica la sostanza di colore rosso usata per la loro decorazione.
I fogli per i codici si ricavavano dalla pergamena, membrana ricavata dalla trattazione delle pelli di capre, montoni e pecore. Quelle di agnelli e vitelli erano le più pregiate, in quanto più resistenti e capaci di assorbire i colori.
Dopo una conservazione sotto sale, tali pelli erano lasciate a macerare nella calce per almeno due settimane. Poi venivano sciacquate con acqua, stese ad essiccare su appositi telai e levigate con la pietra pomice. Alla fin si stendeva uno strato di argilla, gesso e gomma arabica che fungesse da supporto per la decorazione.
I pigmenti erano di origine animale, minerale o vegetale, mescolati con albume o tuorlo d’uovo. I più preziosi erano la porpora, ricavata dalla secrezione di alcuni molluschi, e il blu del lapislazzuli, pietra preziosa all’epoca ricavabile solo da alcune miniere nell’attuale Afghanistan. La foglia d’oro veniva stesa in strati sottilissimi per conferire maggior lucentezza.
La realizzazione dei codici avveniva all’interno degli scriptorium, locali luminosi annessi alle biblioteche dei monasteri. La scrittura del testo era affidata ad un monaco detto amanuense e la decorazione al miniatore. I contenuti erano prevalentemente di natura religiosa e legati alla liturgia ecclesiastica e alla vita dei monaci e del clero.
Per formato e contenuto, i codici si distinguono tra Antifonari, Breviari, Graduali, Lezionari, Libri delle Ore, Messali, Omeliari, Rituali, Sacre Scritture, Salteri, Sermoni e Trattati di Teologia. Non mancano copiature di classici della letteratura greco-latina e di trattati provenienti dal mondo islamico.
La sezione “Codici Miniati” del Museo Diocesano di Brescia ospita una collezione permanente di manoscritti tra le più consistenti in tutta l’Italia Settentrionale.
Sono datati dal XII secolo alla prima metà del Cinquecento e provengono principalmente dai monasteri cittadini di San Faustino e San Giuseppe e dalla Biblioteca Capitolare del Duomo.
Un primo allestimento della collezione era stato curato nel 2002 da Anna Bernoni, Claudia Ghidini e Paola Bonfadini nei locali che ospitano attualmente la collezione dell’oreficeria.
L’esposizione attuale nella sala ipogea sotto il vecchio refettorio è stata inaugurata nel 2018. Il locale fu appositamente dotato di un impianto di de-umidificazione per garantire una corretta conservazione dei manufatti.
I codici miniati più pregiati provengono dalla Biblioteca Capitolare del Duomo. Testimoniano l’interesse dei vescovi di dotare il clero bresciano di volumi pregiatissimi per contenuto e per ricchezza di decorazione.
Particolare è la Mariegola di Collio (1523) che contiene gli Statuti di una confraternita attiva a Memmo di Collio Valtrompia. Il codice è oltremodo prezioso per le prime due pagine interamente miniate dalla bottega di Floriano Ferramola con interessanti richiami all’arte di Gerolamo Romanino.
Tra i manoscritti più antichi sono i vari libri a contenuto teologico commissionati nel Trecento dal vescovo Giacomo degli Atti. Troviamo i quattro volumi della Summa Theologiae, i due libri della Catena Aurea e la Summa contra gentiles di San Tommaso d’Aquino, impreziositi da miniature e decorazioni realizzate da uno scriptorium parigino.
Datati al XII secolo sono invece i dieci libri del trattato Liber de Vita Christiana di Bonizone da Sutri e l’Antifonario Ms. 13. Le loro decorazioni rivelano la mano di un miniatore perfettamente aggiornato sulle tendenze artistiche locali e padane della sua epoca. L’Antifonario è oltremodo prezioso per contenere il testo liturgico degli offici religiosi legati esclusivamente al Duomo di Brescia.
Molto pregiati sono pure i diciotto corali della Biblioteca Capitolare del Duomo realizzati tra il 1463 e il 1478 con l’interesse e il patrocinio del vescovo e del Consiglio Comunale di Brescia.
Le miniature di questi codici miniati sono state realizzate da Giovanni Pietro Birago con una particolare attenzione alla resa prospettica dei paesaggi, alla resa materica dei volumi e alla caratterizzazione dei personaggi, in probabile ispirazione all’arte del pittore bresciano Vincenzo Foppa.
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