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Il Museo Diocesano di Brescia conserva ed espone anche una discreta e preziosa collezione di sculture provenienti da tutto il territorio della Diocesi. Unica eccezione è l’imponente San Michele Arcangelo della prima galleria, proveniente da un imprecisato ambiente messicano.
A differenza delle altre collezioni, la Sezione delle Sculture non è organizzata secondo tematiche precise. Le opere scultoree sono disposte dove possibile nelle varie salette e gallerie per variarne i temi in modo molto elegante.
Le poche sculture esposte sono tutte databili tra il XVI e il XVIII secolo. La più rilevante di tutte è il Crocifisso ligneo di Maffeo Olivieri (1485-1543), capolavoro del Rinascimento Bresciano esposto nella Sala Grande del Museo Diocesano.
Il restauro della statua ne ha riportato alla luce la policromia originale, un incarnato plumbeo con velature rosate applicato su una stesura di gesso. Nell’ascendenza foppesca della policromia si riconosce chiaramente lo stile di Paolo da Caylina il Giovane, mentre la classicità drammatica dell’anatomia è puro stile di Maffeo Olivieri.
Altrettanto rilevante è un Tabernacolo eucaristico sempre in legno con gli sportelli decorati da Francesco Ricchino (1509 o 1513-1573), allievo di Moretto. Non si conosce lo scultore del tabernacolo, che d’altro canto spicca proprio per la sua decorazione pittorica.
I personaggi raffigurati sugli sportelli possiedono infatti la monumentalità tipica del Ricchino ma modulata in uno stile più manierista desunto dall’arte morettesca. Anche le lumeggiature delle vesti sono omaggio allo stesso campione del Rinascimento Bresciano.
Tra le varie statue della prima galleria si trova il San Giacomo di Compostela scolpito e policromato da un ignoto artista bresciano del Seicento.
Il santo è tradizionalmente raffigurato in piedi con l’abito e i calzoni tipici del pellegrino. Gli mancano però altri attributi come il bastone, il cappello a falde larghe e soprattutto la conchiglia detta “compostela”. La sua figura mostra caratteri propriamente barocchi, soprattutto nella resa accentuata dei tratti fisiognomici.
Più scenografiche sono le tre scene dell’Adorazione dei pastori, l’Adorazione dei Magi e la Deposizione di Cristo di Rizzardo Carboni (1684-1754) in legno intagliato e policromato. Si datano ai primi due ventenni del Settecento e si distinguono per l’eleganza formale della narrazione.
Quasi contemporanea è una minuscola scena delle Nozze di Cana realizzata in legno da Giovanni Giuseppe Picini (1661-1725). La leggerezza delle pose e l’altissima precisione dei dettagli testimoniano la capacità tecnica e artistica degli scultori in legno delle valli bresciane e bergamasche.
Oltre a sculture antiche, il Museo Diocesano di Brescia conserva anche un fondo di opere dell’artista contemporaneo bresciano Angelo Righetti (1900-1972).
Sono statue a tutto tondo e bozze di preparazione in gesso con i puntini di riferimento per la traduzione nel marmo e nel bronzo, suo materiale preferito.
Una di queste è l’Angelo per la cappella Besenzoni del 1964, esposto nel chiostro del Museo. Il giovane angelo si distingue per i lineamenti fini ed aggraziati e per l’eleganza della veste. Angelo Righetti non si risparmia a dettagliare l’aureola e le ali con altrettante decorazioni.
Sempre nel chiostro si trova il Cristo risorto firmato e datato nel 1956 sull’estremità del drappo. Righetti raffigura Gesù in volo per il Paradiso, con il volto sereno e soave, quasi estatico, volutamente privo di patetismo e sofferenza. Le ferite dei chiodi sono scolpite a forma di stelle, per rimarcare il suo passaggio alla vita celeste.
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