Inferno, Canto XXXIII
Autore: Anselm Roehr China su carta mesticata - 75x55 cm
Ancora prima di identificare i personaggi rappresentati, lo spettatore, davanti a questa china, ne avverte l’atmosfera tetra e la forte carica drammatica.
L’episodio raffigurato illustra il XXXIII canto dell’Inferno: un’anima svela la propria identità a Dante, dichiarando di essere il conte Ugolino della Gherardesca, mentre l’altro dannato a cui rosica il capo è l’arcivescovo Ruggieri che lo ingannò, imprigionandolo nella torre della Muda a Pisa, insieme ai due figli e ai due nipoti.
Dopo mesi di prigionia, la porta della torre venne inchiodata a fu chiara la sorte tremenda destinata a lui e ai ragazzi innocenti.
Nel disegno si osservano in alto Dante e Virgilio, rispettivamente il primo sulla sinistra e il secondo sulla destra, mentre in mezzo a loro è appena tracciata una terza figura, identificabile con Ugolino che sta raccontando il suo tragico destino.
Al di sotto di questa composizione, si svolge una seconda scena, delimitata da una linea curva che allude alla forma della torre della Muda.
Si vedono infatti le grate della prigione, attraverso le quali filtra un fascio di luce, che illumina il personaggio centrale, ossia Ugolino, ritratto in posizione eretta, mentre sembra stia per mordersi una mano.
Ai suoi piedi giacciono due bambini, invece alla sua destra si nota una figura di forma quadrata, sopra la quale sono sovrapposte due linee a formare una croce, probabilmente Roehr voleva così rappresentare la porta inchiodata.
Innovativa è la scelta compositiva di Roehr perché sceglie di raffigurare in un unico disegno due scene diverse: sopra il dialogo tra i due poeti e il dannato, sotto la tragica storia narrata da quest’ultimo.
L’insieme di questa composizione permette allo spettatore di concentrarsi sulla drammaticità del gruppo centrale, messa in risalto dal fascio di luce che lo illumina, e sottolinea ancora una volta come Roehr mirasse ad interpretare il testo dantesco a livello emotivo, piuttosto che illustrarlo in modo didascalico.