Adorazione dei Pastori
Autore: Bernardino Licinio (Venezia, 1489 ca. - ante 1565) Olio su tela - 105 x 142,5 cm
Attribuita dalle fonti antiche a Giorgione, l’opera è oggi riconosciuta al veneziano Bernardino Licinio e collocata, per ragioni stilistiche, agli anni intorno al 1530.
La Vergine siede sulla destra, davanti ad un edificio in rovina, mentre sorregge il Figlio.
Accanto a lei troviamo Giuseppe, che occupa il centro della composizione, intento ad introdurre a cospetto della Madre e del Figlio il vecchio pastore genuflesso, passandogli la mano sulla spalla.
Alle sue spalle, troviamo un altro pastore dall’aspetto più giovane, semi inginocchiato e con le mani in preghiera.
Pare che, più della rappresentazione di due generici uomini, si nascondano in realtà due ritratti specifici.
I tratti fisionomici sono così marcati che risulta inevitabile riconoscere in essi i volti dei committenti del dipinto.
La scena in primo piano trasmette un senso di domestica semplicità, sia per l’ambiente rustico che ospita l’intenso colloquio fra la Sacra Famiglia e i due pastori, ma anche per il fresco, soffice e umido paesaggio che si apre alle spalle dei protagonisti.
L’ombra degli alberi dà ristoro al gregge e ad ulteriori pastori che, circondati dagli animali, ravvivano la campagna verdeggiante e collinare.
La vena giorgionesca è percepibile nella placidità delle figure, nella colorazione vivace che si mescola con la vena lombarda dei volti reali e concreti dei due pseudo pastori.
Un dettaglio interessante è la presenza di un gruppo di candide margherite vicino alla figura della Madre, simbolo di purezza, di bellezza incontaminata e di umile grazia.
Nella tradizione romana, il fiore veniva associato alla dea Venere, per via del suo aspetto delicato e della sua propensione a fiorire in abbondanza, in grado di riflettere la grazia della dea e la natura rigogliosa dell’amore.