Sollevamento di Simon mago/Caduta di Simon mago/I santi Pietro e Paolo reggono la chiesa

Autore: Alessandro Bonvicino, detto il Moretto Tempera su tela  -  446 x 243,5 cm/ 446 x 243,8 cm/446 x 399 cm Provenienza: San Pietro in Oliveto  - 

Le quattro tele compongono le ante d’organo originariamente collocate nella chiesa di san Pietro in Oliveto.

Nella posizione di chiuso, in un’unica scena aperta da due tendaggi, sono presentati Pietro e Paolo inginocchiati che reggono sulle loro spalle il peso della chiesa.

Una volta che le ante sono aperte le due tele mostrano due episodi della vita leggendaria di Simon mago, ovvero il sollevamento di Simon mago sulla torre di legno e il volo e caduta di questo. 

Nel primo episodio si può leggere solo marginalmente il momento in cui il mago viene issato sull’alta torre, in alto al centro della scena sono visibili le sue gambe, sporgenti dal lembo della tunica di colore olivastro, circondato da due esseri demoniaci, da questa altezza lui avrebbe tentato invano il volo, trovando invece la morte al suolo. 

I veri protagonisti sono due personaggi, uno in piedi e uno inginocchiato, al centro di un folto gruppo di uomini di alto rango, tra cui uno con lo scettro in mano, forse l’imperatore Nerone.

La Legenda Aurea di Jacopo da Varagine riporta l’episodio; nel mentre in cui Simone venne issato sulla torre Paolo si getta ai piedi di Pietro scongiurando di impedire il prodigio, facendolo cadere al suolo, evento che viene raccontato nella seconda anta.

L’opera viene datata verso il 1550, la fase finale dell’attività di Moretto, in un momento di grande ispirazione.

Le ante a chiuso vogliono offrire un’immagine convincente della stabilità granitica della chiesa edificata sui due apostoli.

Ipotesi avvalorata è che in aperto la scena voglia mettere in evidenza il drammatico e attuale problema dell’eresia, della crudele punizione che spetta a chi permane nell’errore.

Le tele sono sempre state lodate per la grande eleganza della composizione, la purezza del disegno che veicola la monumentalità dei soggetti e per l’attento scorcio prospettico.

Roberto Longhi, nel 1929, inscrive la caduta di Simon mago nel novero delle composizioni più inattese di tutto il secolo, la scienza prospettica è riassorbita in scorci improvvisi, in un incavalcarsi di forme e figure vere.

Scene di alta drammaticità composte in una sintesi potente. 

L’architettura utilizzata deriva da una stampa di Marcantonio Raimondi sul Martirio di santa Cecilia, affresco di Raffaello Sanzio realizzato tra il 1515 e il 1520 nella palazzina di caccia, la Magliana, di Leone X.

Da questa stampa Moretto mutua il monumentale portico a colonne, animato dallo stesso gruppo di uomini, in particolare nell’uomo di spalle che abbraccia la colonna con il suo vicino. 

L’impianto generale delle due scene in aperto provoca un senso di irrequietudine tragica, evidenziata dai ritmi di ascesa e discesa che si sovrappongono e si fondono con la prospettiva che avvicina la scena allo spettatore, che ha l’impressione di assistere dal vivo alla punizione del mago. Invece la rappresentazione dei santi che reggono la chiesa è considerata uno dei punti più alti del barocco morettesco, definito dalla concreta solidità e staticità dei corpi e dell’edificio.

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