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La grande stagione della pittura bresciana del Rinascimento prende quale modello cui guardare Vincenzo Foppa, uno dei maggiori interpreti dell'arte lombarda del XV secolo. Proprio Moretto ne “La Madonna col Bambino in Gloria, san Giovanni Evangelista, il beato Lorenzo Giustiniani e l’allegoria della Divina Sapienza”, sembra l'erede delle tinte fredde argentee del maestro, mediate dagli aggiornamenti sulla tradizione coloristica veneziana di Tiziano, e con il posato classicismo di Raffaello. Le tonalità foppesche, dai toni grigi che abbassano e uniformano il colore, sono riscontrabili anche nella “Madonna con Gesù bambino in gloria, i santi Francesco, san Michele Arcangelo e un donatore”, sempre del Moretto.
Il Rinascimento bresciano non si esaurisce nella classica monumentalità del Moretto, ma vede in Romanino un interprete diverso, caratterizzato dalla resa veloce e compendiaria che, tramite il netto chiaroscuro esalta l’intensità emotiva, forte, scomposta, profondamente reale, come si può notare nella “Pietà con san Paolo, san Giuseppe e le pie donne”.
La stessa tensione emotiva coinvolge anche l’“Adorazione dei Pastori” del veneziano Bernardino Licinio, pittore che guarda con grande interesse ai risultati del realismo lombardo. Essi sono riscontrabili nella forte attenzione verso il paesaggio fiorito, ricco di verdi pascoli, ma soprattutto nello spiccato accento naturalistico dei due pastori, in particolare il soggetto in primo piano, tanto da supporre che si tratti del ritratto del committente Averoldi.
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