Sono esposte opere di formato ridotto realizzate dai maestri del Rinascimento bresciano quali Moretto e Romanino. Attribuito al Moretto è il “Cristo benedicente”, raffigurato frontalmente  su sfondo scuro con un'aura attorno al capo. Di grande effetto è lo scorcio della mano benedicente, il volto che presenta occhi leggermente allungati e le labbra piene. La barba è resa soffice da una pennellata sfumata. Il trattamento del panneggio rosa-ruggine della tunica è forse l’indice dello sguardo che Moretto rivolge alla pittura veneziana. Anche Romanino trascorse del tempo a Venezia, studiando prima Giorgione, Dürer e poi Tiziano. Queste influenze si colgono nel “San Girolamo penitente". La tavoletta è l’opera più piccola nota: il santo è raffigurato con una veste misera, i cui lembi sono annodati sulla spalla destra, con sguardo intento sul crocifisso, mentre si percuote il petto con un ciottolo. Nell’impostazione generale perdura un’eco del “san Girolamo penitente” di Dürer. Romanino, rispetto al modello, punta all’essenza dell’immagine del Santo, dando risalto plastico e monumentale alla mezza figura.

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