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Questa sala è interamente dedicata al Ciclo di San Giuseppe, proveniente dall’omonima chiesa annessa al complesso monastico del Museo Diocesano di Brescia. Fu sicuramente commissionato dalla comunità di Frati Osservanti della chiesa per celebrarne il santo titolare.
Si tratta di otto tele di grandi dimensioni su otto episodi della vita del santo, tratti sia dai Vangeli canonici che dai testi apocrifi. Non si hanno notizie certe sulla loro datazione, ma si suppone siano stati realizzati entro il 1720.
Per la realizzazione del Ciclo di San Giuseppe, la comunità francescana si rivolse a quattro pittori molto attivi e conosciuti nel panorama artistico bresciano di inizio Settecento. Si tratta dei bresciani Pietro Avogadro (1667-1737), Giovanni Antonio Cappello (1669-1741) e Giuseppe Tortelli (1662-1738) e del bolognese Domenico Carretti (1650-1719). La morte di quest’ultimo pone un sicuro termine ante quem per la datazione dell’intero ciclo.
Per far fronte alla diversità dei loro stili, i quattro artisti dovettero attenersi ad un linguaggio abbastanza comune, come il taglio ravvicinato delle scene. Anche la distribuzione degli episodi non è univoca: una sola tela è dell’Avogadro, una sola ancora del Tortelli, due del Carretti e ben quattro del Cappello.
Stando alle indicazioni delle guide artistiche settecentesche alla città di Brescia, il primo episodio era costituito dal Sogno di San Giuseppe dipinto da Giuseppe Tortelli. È forse l’episodio più iconico di tutto il Ciclo di San Giuseppe per la semplicità della scena e il forte gioco del chiaroscuro che modella i corpi degli unici due personaggi presenti: Giuseppe e l’angelo.
Le quattro tele dipinte da Giovanni Antonio Cappello sono lo Sposalizio della Vergine, la Visitazione, la Fuga in Egitto e la Morte di San Giuseppe. Curiosamente, lo Sposalizio è stato posto nella sala come scena iniziale del ciclo.
Le composizioni del Cappello sono molto equilibrate nella distribuzione dei personaggi, ritratti in pose quasi danzanti. Suggestiva è la Morte di San Giuseppe, dove il pittore smorza l’atmosfera con cromie più spente e pallide per sottolineare la drammaticità del momento.
Domenico Carretti si occupò della Natività e della Presentazione al Tempio, rispettivamente il quarto e il quinto episodio del Ciclo di San Giuseppe. Entrambe le tele si distinguono nettamente per la composizione più equilibrata e per una maggior classicità dei personaggi, tipica della cultura artistica bolognese.
L’ultimo episodio, l’Adorazione dei Magi, è l’unica tela dipinta da Pietro Avogadro. Spicca rispetto alle altre scene per i colori forti e accesi, derivati dal colorismo veneto, e per l’insolita atmosfera notturna.
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