Il termine icona significa “immagine”, ma il suo senso va ben oltre. Un’icona non è solo un oggetto estetico o una semplice opera d’arte, rappresenta un frammento del sacro, un simulacro venerato durante le celebrazioni collettive e la preghiera privata soprattutto nella religione ortodossa. Le icone erano dipinte con tempera su tavola utilizzando pigmenti naturali mescolati al tuorlo d’uovo. L’oro era sempre presente, veniva realizzato con applicazione a foglia o con lamina, di maggiore spessore,  costituendo un rimando alla presenza del divino. Il museo ospita una vasta collezione di icone sacre realizzate tra il XVII e il XX secolo. Oltre ai soggetti più consueti come la “Madre di Dio”, la “Natività” e la “Trinità”, la collezione include dipinti rari commissionati in segreto dai “Vecchi Credenti”. Questi, sostenendo l’antica tradizione culturale russa, furono emarginati dopo la Riforma liturgica del XVII secolo, messa in opera dal Patriarca Nikon, la quale apportò cambiamenti sia nella liturgia sia nella raffigurazione del sacro. La Riforma, ad esempio, vietava la raffigurazione antropomorfizzata di Dio Padre che, invece, si coglie sull'icona dell'“Occhio onniveggente di Dio”.

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