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Con il termine “icone russe” si intende la traduzione in immagini del Vangelo e degli altri testi sacri. Nascono in Russia e svolgevano anche un intento educativo e didattico verso il popolo, che era principalmente analfabeta.
Sono tavole dipinte a tempera e a foglia d’oro per rappresentare lo sfondo e le aureole. Sono per lo più di piccole dimensioni e destinate all’iconostasi delle chiese ortodosse, oppure commissionate da privati. Esistono varianti di dimensioni maggiori e realizzate con altri materiali più economici, come il rame.
Le regole e i generi iconografici di queste icone russe sono derivate dall’arte bizantina, che aveva il suo centro nevralgico nella città di Costantinopoli.
Rispetto alle icone ortodosse, quelle russe hanno mantenuto quasi invariate nel tempo le rigide regole artistiche dettate dall’ortodossia. I soggetti vengono rappresentati in pose statiche e ieratiche e in totale bidimensionalità.
Soltanto verso il XVII secolo, grazie all’introduzione della pittura europea, l’arte delle icone si evolve verso un maggiore naturalismo, introducendo la prospettiva, il cromatismo e l’introspezione dei personaggi.
Alcune delle immagini più venerate nella storia ortodossa si legano alla memoria e alla fede collettiva del popolo russo. Si definiscono acherotipe le icone russe ritenute miracolose sia per la loro origine che per eventuali grazie che avrebbero concesso al popolo russo.
Il Museo Diocesano di Brescia vanta una ricca e nutrita collezione di icone di provenienza russa, realizzate tra il XVII e il XX secolo.
Si tratta di una raccolta eccezionale nel panorama italiano, che rivela la multiformità artistica e le sfumature teologiche dell’iconografia russa, sostanzialmente sconosciute al pubblico italiano.
Le icone qui presenti sono immagini sacre sia provenienti dalle iconostasi e chiese dell’ambito ortodosso, sia il frutto di committenze private.
Si distinguono soggetti di stampo canonico, eredi di una Tradizione che affonda le sue radici nel mondo bizantino. Si trovano anche soggetti più particolari, generalmente ignorati dalle mostre e dai musei e raramente citati nella letteratura destinata al grande pubblico.
Dal punto di vista stilistico, queste icone si possono definire “popolari”. Rappresentano l’espressione più autentica di una fede secolare, disseminata nel vasto universo russo, che ha valorizzato le indicazioni generali su come realizzare i soggetti. Allo stesso tempo, però, ha dato prova della capacità degli artisti di adattare i vari temi nel confezionare le singole icone.
La Collezione di icone russe del Museo Diocesano di Brescia custodisce molti pezzi unici. Rappresentano le committenze delle famiglie che indicavano all’iconografo i soggetti, i santi e le scene evangeliche a loro care da inserire nell’icona.
Vi si trovano anche tavole preziose e rare legate ai Vecchi Credenti, ossia i sostenitori dell’antica tradizione culturale russa. Le loro icone furono bandite dal Seicento in seguito ad una nuova Riforma Liturgica che richiedeva una maggior fedeltà ai modelli originali greci. Alcuni di questi artisti furono persino condannati a morte. Queste immagini sacre sono perciò assai rare e difficilmente vengono esposte nei musei statali russi.
Dal punto di vista artistico e teologico, le icone del Museo Diocesano di Brescia offrono una panoramica originale sulla pittura antica russa e sulle tesi dottrinali dei Vecchi Credenti.
Per meglio valorizzarne la comprensione e l’ammirazione, il Museo ha scelto di organizzare la Sezione delle Icone Russe in sei aree tematiche. La prima è dedicata alla Trinità, la seconda a Cristo, la terza a Maria, la quarta alle Feste Liturgiche, la quinta ai Santi e la sesta ai Calendari.
Per ogni sezione si possono vedere le icone più rappresentative del genere. In questo modo, il visitatore può apprezzare al meglio la singolarità di questa collezione.
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