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Con il termine tessuti liturgici si intendono i paramenti e relativi accessori indossati nelle celebrazioni liturgiche. Sono realizzati a mano con tessuti preziosi quali il raso, il velluto, il damasco e la seta.
Presentano ricche decorazioni floreali evidenziate da trame di tessuti argentati, dorati e versicolori intessuti con broccati e lanciati. Gli elementi floreali, tra cui spicca la melagrana, simbolo di fertilità, sono descritti con naturalismo e solo raramente con una spiccata vena fantastica.
Esistono molte tipologie diverse di paramenti in base al ruolo del celebrante e a seconda delle celebrazioni.
Uno dei più diffusi è la pianeta, una sopravveste semi-circolare usata dal sacerdote durante la messa. Per le processioni indossava un manto detto piviale, realizzato con un tessuto e un ornato più preziosi.
Diaconi e suddiaconi mettevano due diversi tipi di tuniche nella messa, rispettivamente la dalmatica e la tonacella, che aveva maniche più strette.
Tra gli accessori troviamo invece oggetti come stole, manipoli, veli omerali, pali, guanti, calzari e altri ancora. Più frequenti sono i primi due: la stola cingeva il collo del sacerdote e il manipolo si avvolgeva sul braccio sinistro del suddiacono. Venivano usati sempre durante la messa.
I diversi colori dei tessuti indicano le varie festività ai quali erano destinati. Alcuni di essi si usano ancora oggi; altri sono ormai desueti, come il blu e l’azzurro correlati alle Festività Mariane.
Il viola viene indossato durante l’Avvento e la Quaresima, tranne per la III domenica di Avvento e la IV di Quaresima per le quali si usa il rosa.
Il rosso è associato alla Pentecoste, al Venerdì santo e alle feste degli Apostoli e dei Santi martiri.
Si indossa invece il bianco per giorni come il Natale, l’Epifania, il Giovedì santo e la Pasqua. Per le altre feste e domeniche si usa invece il verde.
La collezione di tessuti liturgici del Museo Diocesano di Brescia raccoglie circa 250 esemplari provenienti da tutto il territorio della Diocesi. La maggior parte di essi è conservata in deposito.
La sezione vera e propria è composta da circa 40 teche, una per tessuto. Gli indumenti vengono ruotati annualmente per ragioni conservative e per permettere ai visitatori una visione e comprensione completa della loro quantità e qualità.
La preziosità dei tessuti e degli ornati testimonia la notevole cultura della committenza e i gusti artistici imperanti nelle varie epoche.
La datazione dei tessuti liturgici del Museo parte da pochi esemplari del XV secolo fino al Novecento, con una concentrazione maggiore nel XVIII secolo. Il luogo di produzione varia da Venezia ai vari centri della Francia, (principalmente Lione).
Antica è la Tonacella di Bienno, in Valcamonica. Fu tessuta in velluto rosso a Venezia nel XV secolo. Il sottilissimo ornato, tipicamente rinascimentale, rivela dei tralci vegetali con cardi, melagrane e pigne.
Molto fantasiosa è la Pianeta di Magasa del XVIII secolo, decorata con degli improbabili fiorelloni a foggia d’ombrello.
Allo stesso periodo si datano il Piviale di Comero in Valsabbia e la Pianeta di Vesio, entrambi in azzurro.
Il primo tessuto liturgico è di manifattura francese. È fatto di taffetà e presenta come ornato una continua ghirlanda di fiori bianchi e bouquets. La pianeta è una manifattura italiana ed è ornata con un lungo pizzo bianco disseminato di piccoli mazzi di fiori.
Molto esotica è invece una pianeta della Collegiata dei Santi Nazaro e Celso a Brescia, datata ai primi anni del Novecento. La presenza nell’ornato di aironi e crisantemi tradisce una manifattura giapponese.
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