Chiesa di San Silvestro Papa
Quartiere di Folzano
STORIA DELLA CHIESA
La chiesa di San Silvestro in Folzano sorge in un’area periferica di Brescia, un tempo zona rurale disseminata di cascine abitate da famiglie povere.
La primitiva chiesa sorse intorno al 1510 sul luogo di una antica cappella, soggetta direttamente al Capitolo della Cattedrale.
Si trattava di un edificio di dimensioni assai modeste, che dall’attuale coro si estendeva alla zona degli altari laterali.
Nel 1743, la chiesa era divenuta troppo piccola per accogliere la popolazione di Folzano. Su sollecito del giovane parroco don Giacomo Staffoni, si decise di costruire un nuovo tempio, in linea con la ventata di rinnovamento spirituale e artistico che animava l’ambiente bresciano del Settecento.
Il progetto venne affidato al comasco Giovanni Battista Galli, già autore delle chiese parrocchiali di Demo e di Tavernole Bergamasca.
I lavori iniziarono il 25 marzo 1745, festa dell’Annunciazione di Maria, seguendo quasi fedelmente il progetto del capomastro.
Durante lo scavo delle fondamenta, il cantiere fu soggetto a infiltrazioni di acqua sorgiva presente nel terreno. Il problema fu risolto con l’edificazione di alcune palificazioni e l’inclinazione dei muri di 7,5 gradi per scaricare con più facilità il peso della cupola.
Il cantiere si concluse felicemente nel 1795, come testimonia l’iscrizione murata dentro la chiesa, (accanto al confessionale) dove cita anche la munificenza di un privato cittadino, tale Bartolomeo Facci. Si ipotizza che anche il cardinale Angelo Maria Querini, vescovo di Brescia dal 1727 al 1755, abbia finanziato una parte dei lavori.
Danneggiata dal Terremoto di Salò (24 novembre 2004), tra il 2008 e il 2010 la chiesa fu soggetta ad un restauro conservativo, che ne ha consolidato ulteriormente la struttura e riportato alla luce lo splendore della decorazione interna.
FACCIATA
La facciata della chiesa, tipicamente settecentesca, si presenta molto sobria ed elegante.
È divisa in due registri sostenuti da lesene corinzie, più elaborate in quello inferiore e più semplificate in quello superiore. In alto è coronata da un timpano triangolare con tre pinnacoli, recante lo stemma e la dedica della chiesa.
Al centro della parte inferiore si trova il portone, sormontato da un timpano semicircolare, cui corrisponde un finestrone nel registro superiore.
Al centro del corpo della chiesa si erge la cupoletta, sormontata da lanterna. Dietro di essa, a sinistra, si eleva il campanile, i cui caratteristici merli ghibellini si ispirano al Palazzo del Broletto di Brescia.
Nel lato sinistro della facciata della chiesa si apre il corpo del piccolo santuario dedicato a Sant’Angela Merici.
INTERNO
L’interno della chiesa si presenta come una struttura a navata unica, compatta ma allo stesso tempo morbida.
L’aula si riunisce intorno alla cupola centrale, che funge da presupposto per le aperture corrispondenti alle cappelle laterali, volutamente poco pronunciate. L’ingresso e il presbiterio sono invece coperti da una volta a botte.
Come per la facciata, un ordine di lesene corinzie percorre l’intera struttura interna, inquadrando sia le cappelle laterali che il presbiterio.
La bellezza dell’architettura interna viene esaltata anche da una decorazione ricca di affreschi, fregi in stucco, marmi policromi, statue, bassorilievi e tele di grande valore.
La decorazione degli stucchi fu affidata a vari artisti, tra i quali spicca Antonio Ferretti. A lui spettarono le figure dei santi e gli episodi evangelici, tra i quali il Battesimo di Cristo nella nicchia a sinistra dopo l’ingresso, la Resurrezione di Cristo nella nicchia a destra dell’ingresso e la Deposizione nella lunetta del presbiterio.
Il gruppo della Deposizione spicca per la delicata simmetria con cui il Ferretti dispone le figure e per la loro misurata drammaticità. Le scene del Battesimo e della Resurrezione, racchiuse in una cornice mistilinea, sono ambientate in due paesaggi differenti ma raffigurati con sapiente realismo.
ALTARE MAGGIORE
L’altare maggiore sul fondo del presbiterio è dedicato a San Silvestro, titolare della chiesa. La cornice ha una struttura molto semplice, ma che viene impreziosita con l’uso di marmi versicolori e la decorazione a stucco di Antonio Ferretti.
Accoglie quello che è considerato il capolavoro dell’edificio: il Battesimo di Costantino dipinto da Giovanni Battista Tiepolo (1696-1770), il massimo esponente del Settecento veneziano.
La tela di Folzano fu eseguita a Venezia nel 1757. Arrivò a destinazione il 30 settembre 1759, in una processione festosa per le vie del paese, su di un carro trainato da sei buoi bianchi reperiti nella zona.
Giambattista Tiepolo raffigura il momento in cui papa Silvestro I battezza l’imperatore Costantino. La composizione è molto serrata e si sviluppa su due livelli sul fondo di un cielo terso.
I due personaggi principali sono raffigurati in primo piano al centro, circondati da una folla di astanti. Entrambi sono raffigurati come degli anziani, in quanto il suddetto episodio – ricordato dalla tradizione agiografica – avvenne sul letto di morte dell’imperatore. Conclude la scena in alto un angelo in volo che reca la tiara del pontefice.
Giambattista Tiepolo inserisce la scena in un’architettura complessa, tanto plateale quanto improbabile. In primo piano, si intuisce un altissimo colonnato; sullo sfondo, spunta un elegante edificio circolare aperto con una trabeazione di capitelli corinzi.
La luce proveniente dall’alto crea e definisce ogni materia, dai metalli delle armature ai bellissimi e preziosi mantelli del pontefice e dell’imperatore. Le spesse campiture di colore creano effetti cromatici sfolgoranti che donano ulteriore grandiosità alla scena.
ALTARE DELL’IMMACOLATA
L’altare di sinistra, dedicato all’Immacolata Concezione di Maria, presenta una struttura molto più ricca e maestosa dell’altare maggiore. Ai lati, la decorazione a stucco di Antonio Ferretti raffigura due angeli e i Santi Gioacchino e Anna, genitori della Madonna.
L’altare è ornato con la tela La Vergine Immacolata con angeli. Fu realizzata nel sesto decennio del Settecento dal pittore veronese Francesco Lorenzi (1723-1787), molto apprezzato anche nell’ambiente bresciano.
L’iconografia del dipinto è molto complessa per la presenza di molteplici simboli legati al dogma dell’Immacolata Concezione.
A destra in primo piano si trova la Vergine coronata di rose e di un nimbo di stelle che richiama la donna descritta nel Libro dell’Apocalisse. La mano sinistra regge un ramo di gigli, simbolo della sua purezza e verginità. Il piede sinistro poggia su una falce di luna e calpesta il serpente, che richiamano ancora l’Apocalisse. Ma simboleggiano anche la vittoria della Vergine sul peccato originale.
La presenza degli angeli arricchisce ancora di più la complessità iconografica della scena. I più evidenti sono i due angeli in basso a sinistra, che il Lorenzi raffigura in due pose e atteggiamenti diversi.
Il primo volge il suo sguardo verso Maria: i colori delle sue vesti richiamano quelli della Madonna. Il secondo, dalla carnagione più scura, si sta inchinando davanti a lei: la sua posa è arditamente scorciata e i colori, più scuri, contrastano la luminosità di quelli della Vergine.
La loro identificazione potrebbe legarsi ad alcuni testi della letteratura giudaica poco noti all’interno della devozione cattolica. Secondo questa identificazione, l’angelo prono sarebbe l’arcangelo Sealtiele, e dietro di lui l’arcangelo Barachiele.
Coerentemente con il carattere sovrannaturale del soggetto, Francesco Lorenzi posa le figure sopra nuvole leggerissime, sullo sfondo di un cielo dall’azzurro intenso. I colori sono smaltati e luminosi, a tratti cangianti, contrastati solo dalle tinte più scure dell’angelo prostrato a terra.
ALTARE DELLA MADONNA DEL ROSARIO
L’altare di destra, dedicato alla Madonna del Rosario, presenta la stessa struttura dell’altare di sinistra. L’unica differenza è la presenza di quindici medaglioni ovali raffiguranti i Quindici misteri del Rosario.
Simile è anche la decorazione a stucco di Antonio Ferretti, che raffigura i Santi Domenico e Caterina da Siena, figure di spicco dell’ordine domenicano.
Al posto della tela, qui è conservata la statua in legno di tiglio della Madonna col Bambino in braccio, realizzata sempre dal Ferretti. La posa dinamica e i colori preziosi riprendono la Madonna Immacolata di Francesco Lorenzi.
SANTUARIO DI SANT’ANGELA MERICI
All’esterno della chiesa, sulla sinistra, spunta un piccolo romitorio oggi dedicato a Sant’Angela Merici.
Il piccolo tempietto fu già realizzato nel 1755, con una struttura semplice ma essenziale che richiama la linea architettonica della chiesa.
La dedicazione a Sant’Angela avvenne sicuramente prima del 1865, quando il parroco di Folzano don Luigi Minelli lo descrive minuziosamente citandolo come “Oratorio a Sant’Angela intitolato”.
Utilizzato successivamente come deposito e poi come sede della Caritas parrocchiale, dopo il restauro del 2008 fu ri-adibito alla sua funzione sacra.
Per l’occasione fu predisposta una nuova decorazione con due tele dipinte ad acrilico da Claudio di Malta: Gesù che accoglie i bambini come pala d’altare e Sant’Angela Merici con le vesti da pellegrina davanti al sagrato di Folzano.