Il Seicento bresciano è stato per lungo tempo giudicato come un secolo di passaggio, una fiacca derivazione dell’influenza veneziana, in particolare di Palma il Giovane. In tempi più recenti si è compreso come Brescia sia stata il centro di un sistema di periferie, un terreno favorevole per artisti forestieri come Pietro Ricchi, Andrea Celesti e Giuseppe Nuvolone, nonché crocevia di linguaggi che hanno mescolato la precedente tradizione morettesca con l’influsso veneziano, lombardo ed emiliano.  Antonio Gandino è tra i protagonisti del secolo, adeguandosi inizialmente allo stile di Palma il Giovane, per poi arricchire la propria vena stilistica di elementi lombardi ed emiliani. Si veda la “Crocifissione” con la raffigurazione dell'ultimo respiro di Cristo in  uno spazio compresso, quasi privo d'aria, con dense nuvole nere e angeli piangenti. Maria e Giovanni rivolgono lo sguardo verso l'alto, mentre la Maddalena inginocchiata abbraccia la croce. Attraverso il primissimo piano, Gandino riduce la distanza tra i testimoni e Cristo, aumentando la resa drammatica. I personaggi sono posizionati dietro la croce secondo un modello palmesco, ripreso anche nei timbri caldi e intensi dei panneggi, nell'ambientazione classicista e nei gesti misurati dei protagonisti.

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