Chiesa sussidiaria di Santa Maria Assunta

Quartiere di Chiesanuova

STORIA DELLA CHIESA

L’abitato di Chiesanuova, anticamente detto Bottonaga, era una zona rurale soggetta alla parrocchia dei Santi Nazaro e Celso. La distanza tra la collegiata e il contado impediva spesso agli abitanti di partecipare agli uffici divini.

Nel 1580, l’Arcivescovo di Milano San Carlo Borromeo, in visita alla Diocesi di Brescia, decretò l’urgenza di costruire una chiesa sussidiaria per Bottonaga. Il cantiere fu avviato nei primi anni del Seicento sul sito di una delle tre cappelle della zona.

La nuova chiesa fu consacrata il 4 giugno 1629 da monsignor Vincenzo Bucchia, delegato del vescovo, e intitolata a Santa Maria Assunta. Fu da quel momento in poi che il quartiere assunse il nome attuale di Chiesanuova. La chiesa primitiva doveva essere un edificio rettangolare a navata unica, privo di cappelle laterali e rivolto verso oriente.

L’aspetto attuale è frutto di una radicale ristrutturazione iniziata nel 1786 su progetto dell’architetto Pietro Antonio Vigliani. L’intervento si concluse nel 1791 con la consacrazione dell’altare maggiore e comportò l’ampliamento della chiesa – rivolta stavolta ad occidente – e la delimitazione delle cappelle laterali.

Con la costruzione della nuova parrocchiale di Chiesanuova negli anni Settanta, la chiesa assunse l’attuale denominazione di “Chiesa Vecchia”. Su volontà del parroco don Arturo Balduzzi, tra il 1999 e il 2001 fu oggetto di un restauro conservativo, che portò al consolidamento del tetto e del campanile, e al restauro della facciata e degli interni.

 

ESTERNO DELLA CHIESA

La chiesa ha una facciata a capanna, intonacata e divisa in due ordini da una fascia aggettante.

La parte inferiore è caratterizzata da un alto basamento e dal portale centrale con timpano triangolare. Entrambe le sezioni presentano quattro lesene binate e due lesene arretrate che imprimono dinamicità alla facciata.

Il coronamento è costituito da un timpano con fregio culminante con due pinnacoli marmorei all’estremità. I fianchi presentano nella parte superiore una muratura a vista con inserzioni di conci di medolo e pietra di Botticino.

 

INTERNO DELLA CHIESA

L’interno si presenta a navata unica con quattro aperture laterali per agli altari, racchiusi da lesene con capitelli corinzi. Immediatamente a destra dell’ingresso si apre il battistero, con la vasca marmorea decorata da un rilievo bronzeo del Battesimo di Cristo.

Le pareti presentano dei medaglioni dorati raffiguranti la Via Crucis e terminano con una fascia azzurra bordata da una cornice a dentelli di gusto classicheggiante. Su di esse si imposta la volta a botte, scandita da nervature che inquadrano le quattro lunette con finestre poste sopra gli altari.

L’area del presbiterio, di forma quadrangolare, è sovrastata da una piccola cupola. L’abside presenta un Crocifisso ligneo sulla soasa e la bellissima Assunta di Giacomo Zoboli – un tempo erroneamente attribuita al pittore bresciano Sante Cattaneo (1739-1819).

 

L’ASSUNZIONE DELLA VERGINE DI GIACOMO ZOBOLI

La pala dell’altar maggiore è opera di Giacomo Zoboli (1681-1767), artista modenese formatosi nell’ambito artistico di Roma. Nel 1725 divenne infatti un membro della prestigiosa Accademia di San Luca e fu considerato uno dei massimi pittori del suo tempo.

La presenza di opere di Giacomo Zoboli in città si deve al cardinale Angelo Maria Querini, vescovo di Brescia dal 1727 al 1755, grandissimo mecenate e fondatore della Biblioteca Queriniana. Fu proprio lui a commissionare allo Zoboli (1732) l’Assunta per il Duomo Nuovo, che il popolo bresciano accolse con grande entusiasmo.

A questa pala seguirono nel 1745 un dipinto per la chiesa della Pace e nel 1748 l’Assunta di Chiesanuova – che tuttavia non è originale della chiesa.

La pala fu commissionata dalle monache agostiniane che avevano sede nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, in contrada delle Bassiche. La sua presenza nella chiesa è confermata dalle guide artistiche alla città di Francesco Maccarinelli (1740) e di Giovanni Battista Carboni (1760).

In mancanza di documenti, si può supporre che l’opera sia pervenuta a Chiesanuova in seguito alla soppressione napoleonica del convento. Ciò nonostante, fu ritenuta perduta fino al 2005, quando il suo restauro riportò alla luce la firma di Giacomo Zoboli.

L’Assunta di Chiesanuova si ispira chiaramente alla pala del Duomo, soprattutto nella vaporosità delle pieghe degli abiti e la gestualità molto aggraziata. La cronologia più tarda avvicina però il dipinto alla fase matura del pittore: lo testimoniano le cromie più tenui e l’uso di un chiaroscuro più leggero e meno vibrante.

La scena segue lo schema classico dell’Assunzione della Vergine. Nel registro superiore, si vede la Madonna assunta in cielo e in quello inferiore gli angeli in stupore di fronte al suo sepolcro vuoto. Giacomo Zoboli sceglie però una composizione più povera ma armoniosa, dal gusto meno drammatico e più celestiale.

Al posto degli apostoli, nella parte bassa posiziona tre angeli che fungono da guida per gli spettatori al significato della pala. Uno di loro sparge dei gigli sul sepolcro vuoto per sottolineare la purezza della Madonna, che appare più tranquilla ed estatica rispetto al modello del Duomo Nuovo.

 

LA NATIVITÀ DI VINCENZO FOPPA

La Natività di Cristo è uno dei capolavori della fase tarda di Vincenzo Foppa (1427-1516), grande protagonista del Rinascimento lombardo. È databile al 1492, periodo in cui il pittore ormai anziano era tornato a Brescia dopo la sua fortunata carriera nell’ambiente milanese.

La tavola doveva essere la parte centrale di un polittico commissionato probabilmente per la chiesa di San Francesco a Brescia, secondo gli ultimi studi. Ne sopravvivono altre due tavole con Sant’Apollonia e San Giovanni Battista, conservate nella Pinacoteca Tosio-Martinengo di Brescia.

Nella Natività, Vincenzo Foppa è riuscito a ricreare una intima scena famigliare, grazie anche all’influsso dell’arte di Giovanni Bellini. Il volto della Madonna in preghiera mostra il suo stato d’animo sereno e meditativo, in linea con le parole del Vangelo di Luca.

Più severe sono le figure di San Giuseppe ma soprattutto del Bambino, già marchiato nel volto e nella carne dai futuri segni della Passione.

L’architettura della capanna, avvolta da una leggera penombra, è molto semplice ma nel contempo maestosa. Il paesaggio collinare, descritto con una precisione tipicamente fiamminga, ci appare molto vivace e luminoso. L’uso della luce per indagare ogni dettaglio della realtà era infatti la matrice più profonda del Rinascimento Lombardo.

La Natività di Vincenzo Foppa arrivò a Chiesanuova intorno al 1821, quando fu consacrato l’altare di Santa Maria delle Grazie ad essa destinato. Dopo il restauro del 1990 fu spostata per ragioni di sicurezza nella nuova parrocchiale di Chiesanuova e sull’altare venne collocata una copia di uguali dimensioni.

 

ALTARE DI SAN FERMO

Si tratta del primo altare della parete destra della chiesa: è abbellito da specchiature in marmi versicolori databili alla fine del Seicento. È dedicato a San Fermo, martire bergamasco decapitato assieme a San Rustico nel 304 d.C. sotto la persecuzione dell’imperatore Diocleziano.

Nella soasa dell’altare, abbellita da inserti in marmo grigio, si trova un dipinto ottocentesco raffigurante un uomo davanti a un leggio contenente un testo sacro.

L’attribuzione più comune è che si tratti di San Luca, autore del terzo Vangelo. Sul paesaggio nello sfondo, infatti, si riconosce il bue – altro suo simbolo iconografico – affiancato da un agricoltore. Una parte della critica preferisce riconoscere invece proprio San Fermo, che il culto cristiano riconosce come esegeta dei testi biblici.

Lungo la parete fra questo altare e il successivo con la Natività di Vincenzo Foppa era collocata una tela di medie dimensioni, oggi conservata in sagrestia. Si tratta di una copia della Sant’Orsola con le compagne vergini dipinta dal Moretto intorno al 1540 per la chiesa di San Clemente a Brescia – a sua volta ispirata al Polittico di Sant’Orsola di Antonio Vivarini, conservato nel Museo Diocesano di Brescia.

 

ALTARE DEL ROSARIO

L’altare dedicato alla Madonna del Rosario è il primo della parete sinistra, dopo l’ingresso. Fu costruito sicuramente dopo il 1821, dopo la visita pastorale a Chiesanuova del vescovo Gabrio Maria Nava.

La nicchia centrale è bordata da un’elegante cornice dorata e decorata tutta intorno con i 15 misteri del Rosario, dipinti con un luminismo di matrice veneta.

Al centro si trova una Madonna col Bambino dello scultore alto-atesino Albert Crazzolara, autore di molte delle opere conservate nella nuova parrocchiale di Chiesanuova. Essa sostituisce l’antica statua lignea della Madonna trasferita nella Cappella dell’Assunta proprio nella parrocchiale nuova.

A sinistra dell’altare, si trova un piccolo andito con delle iscrizioni funerarie murate, ma in origine poste a pavimento.