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Il patrimonio artistico tessile di ambito religioso è ancora oggi sconosciuto, perché la sua presenza nei musei è rara. Il fondo conservato all’interno del museo è per estensione e per qualità tra i più rilevanti a livello nazionale. Le vesti sacre offrono informazioni sulla notevole cultura della committenza, da un lato, e del popolo che partecipava alla liturgia come osservatore attento, perché come tutte le manifestazioni artistiche figurative anche il tessuto è stato creato per essere visto.
Tra le diverse tipologie esposte si trovano vari indumenti facenti parte di diversi parati, ossia dei completi del medesimo tessuto e colore che come un corredo comprendevano dalmatiche, pianeta, piviale, velo omerale, busta, velo da calice.
1. Dalmatica o Tonacella: tunica con larghe maniche, lunga fino alle ginocchia. Utilizzata fin dal periodo romano, diviene paramento liturgico proprio dei diaconi dal significato fortemente simbolico: la forma ricorda una croce, simbolo della Passione di Cristo. In genere nel parato si trovano due dalmatiche.
2. Pianeta: ampia sopravveste indossata sopra il camice durante la Messa, dal punto di vista allegorico rappresenterebbe la chiesa nella sua universalità.
3. Piviale: il manto liturgico ha forma semicircolare, lungo f ino ai piedi, aperto davanti e fermato sul petto da un fermaglio. Il cappuccio delle origini, per riparare dalla pioggia, è oggi accennato con un’aggiunta di tessuto a forma di scudo sul retro. È usato per celebrazioni solenni.
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